Pilù  

(10/7/99 - 27/9/2011)

Ricordo ancora il primo giorno che ti ho visto.

Non avevi ancora due mesi e sbucasti trotterellando da un angolo mentre i tuoi fratelli erano tutti intenti a ciucciare. Era quella che si suol dire una cucciolata di alta genealogia. A quell’epoca non mi ero ancora “convertita”: volevo un cucciolo di pastore tedesco, maschio, con pedigree per poter fare i concorsi di bellezza, insomma desideravo tutto ciò che oggi ripudio. Per tornare a quel momento tu eri lì e mi fissavi con quella tua aria discola che avresti sempre mantenuto nonostante il passare degli anni e sembravi dirmi: come fai a non scegliere me?! io chiesi spiegazioni all’allevatore e lui parlò di te come di uno “scarto”, la manifestazione di un gene recessivo “pelo lungo” che ogni tanto compare in una cucciolata con grande disappunto dell’allevatore che non può più venderlo a prezzo di mercato: non solo il pelo è lungo, ma le orecchie sono più grandi, le zampe più grosse e pertanto il pastore tedesco, comunemente definito Alsaziano, non può partecipare ai concorsi di bellezza della sua razza. Eri fuori standard, caro Pilù, ma ormai qualsiasi cosa mi avesse detto su di te, mi avevi così colpito che ti portai a casa il giorno stesso pagandoti meno della metà di uno dei tuoi fratelli. Che affarone!

I 12 anni di vita che mi hai regalato sono stati un susseguirsi di soddisfazioni: non solo hai ricevuto sempre un sacco di complimenti per quanto eri bello e fotogenico, ma hai vinto anche tanti concorsi come cane da lavoro e hai fatto tanti bellissimi cuccioli tra cui alcune femmine che ti assomigliavano e che sono andate subito a ruba tra amici e conoscenti e vivono tuttora in splendida forma.

Ma la cosa più bella di te era il carattere, invidiabile anche per un essere umano: quel misto di forza, di dolcezza e di equilibrio che ognuno di noi vorrebbe avere al proprio fianco. Mi sei stato vicino in tanti momenti bui della mia vita e anche se noi non potevamo comunicare con le parole, i tuoi occhi mi hanno sempre fatto capire quanto mi eri vicino e quanta energia e amore e sostegno volevi trasmettermi. Ho sempre cercato di ricompensarti per le tue attenzioni dandoti il meglio, ma sapevo che il tempo passava e i tuoi acciacchi aumentavano. L’artrosi ti consumava ma tu con grande dignità affrontavi autonomo la tua malattia fino a quando il destino, il 5 agosto di quest’anno, ha deciso che il tuo percorso doveva concludersi.

Da allora ho cominciato ad avere la netta sensazione che ti avrei perduto. Tralascio di descrivere il calvario che hai passato e che ho passato insieme a te grazie anche ai veterinari ai quali avevo chiesto il meglio e che si sono limitati a darti il sufficiente perché eri troppo vecchio per aver diritto al meglio. So solo che quando ho preso la decisione di accompagnarti ad attraversare il Ponte dell’Arcobaleno è stato perché ho capito che avevi smesso di combattere ed era ora di riposare.

Il 27 settembre ho visto spegnersi la luce nei tuoi occhi ma tu sei e sarai sempre con me fino a quando sarai tu a tendermi la zampa ed ad indicarmi la strada verso il Ponte dove torneremo a correre sui prati come quando eri ancora giovane e sano. Non ti dirò mai addio.

Con infinito amore e riconoscenza.

La tua mamma

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